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Voci da Capraia, ricerca e analisi di funzionamento

Glocal Impact Network
Nel programma “Isole Minori” di Fondazione Sanlorenzo abbiamo scelto Capraia come caso studio: un’isola piccola, con un sistema sociale delicato e sfide complesse come la disponibilità di abitazioni o i servizi a supporto della comunità. Un contesto ideale per sperimentare un approccio sistemico e trasformativo, centrato sulle persone, sui loro spazi di vita e sui loro bisogni.

A Giugno 2025 siamo stati sull’isola di Capraia dieci giorni, con un team multidisciplinare composto da Argentina Giusti, Lorenzo Giorgi, Giorgio Giorgi.

In 10 giorni a Capraia abbiamo raccolto oltre quaranta tra interviste e conversazioni con residenti, camminando parecchio: 114,5 km a piedi (163.642 passi, circa 28,6 ore), in media 6 km e 8.600 passi a persona al giorno, più 40 km tra bus e barca per esplorare meglio l’isola. Il lavoro da “campo” è passato anche da 37 ore di interviste registrate, 19 caffè “di sopravvivenza”, 38 caffè progettuali, 19 aperitivi e 38 bicchieri andando al ribasso, almeno 114 saluti al volo per strada, 57 albicocche del Barracuda e 25 piatti a base di totani. Sul fronte biodiversità, abbiamo visto (letteralmente) centinaia di migliaia di api, 2 regine e 3 nuove nate. Numeri che provano a sintetizzare un’indagine seria: ascolto, chilometri e tante strette di mano per capire davvero come si vive l’isola.

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Metodologie Ibride e toolkit

L’intervento a Capraia si è basato su un approccio ibrido, che ha combinato strumenti di progettazione sistemica, pratiche di ascolto immersivo e dinamiche relazionali informali. Non abbiamo seguito una metodologia unica e rigida, ma abbiamo intrecciato modelli diversi e compensatori, capaci di leggere la complessità dell’isola e accompagnare una trasformazione graduale, co-generata.

Il Glocal Action Toolkit, sviluppato internamente da Glocal Impact Network, ha fornito la struttura portante e il flusso logico del processo progettuale, accompagnandoci nell’ascolto iniziale che ci porterà fin all’attivazione di azioni trasformative.
Il Systemic Design Toolkit, strumento internazionale consolidato, ci ha offerto una dotazione tecnica e visuale molto potente per l’ascolto, la lettura sistemica e l’analisi del contesto, soprattutto nelle fasi iniziali del lavoro.

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Dall’integrazione tra Glocal Action Toolkit e Systemic Design Toolkit emergono quattro macro aree operative che strutturano l’intero percorso. 1) Comprensione: ascolto sistemico e framing restituiscono una lettura condivisa dell’ecosistema capraiese attraverso mappe e insight utili a orientare le scelte. 2) Anticipazione e futuro: immaginazione progettuale e aspirazioni della comunità si incontrano in narrazioni, interviste e conversazioni guidate, per far emergere scenari possibili e traiettorie di cambiamento coerenti con il contesto. 3) Interiorizzazione e co-design: gli insight si traducono in ipotesi progettuali, che vengono messe a confronto e rielaborate con strumenti di convergenza, tenendo insieme riflessione individuale e decisione collettiva. 4) Azione e impatto: le progettualità prioritarie vengono dotate di leve di attivazione, alleanze operative, metriche e roadmap, così da garantirne scalabilità, monitoraggio e continuità nel tempo.

Abbiamo adottato un’ottica di progettazione trasformativa, orientata non solo alla risoluzione di problemi puntuali ma indirizzata alla creazione di un ecosistema funzionale alla trasformazione del sistema locale, in dialogo con gli elementi culturali, ambientali, sociali ed economici dell’isola. Le metodologie ci hanno fornito una cornice di senso e azione, ma è stata la comunità a determinare davvero la forma e la direzione del processo.

Emotività e co-progettazione

Nel contesto insulare, i processi di co-progettazione non possono essere disgiunti dai cicli stagionali che influenzano la vita sociale, emotiva ed economica della comunità. A Capraia, questi cicli incidono profondamente sull’emotività delle persone e sulla loro propensione a partecipare a percorsi di progettazione condivisa.
Dalle interviste e dalle osservazioni abbiamo isolato sette macrotemi trasversali: abitazione, istruzione e giovani, servizi e infrastrutture, economia e turismo, comunità e governance, progetti e sviluppo, ambiente e sostenibilità.

Dopo aver individuato i principali macrotemi è stato fondamentale mappare le emozioni più ricorrenti per ogni tema. Abbiamo preso ispirazione dal modello di Paul Ekman che identifica le sei emozioni primarie universali : gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa e disgusto A ogni emozione è stato assegnato un valore da 1 a 5, in base alla frequenza e all’intensità con cui si è manifestata nei racconti. Questa lettura incrociata ha permesso di restituire una mappa chiara delle connessioni tra contenuti e vissuti, utile per capire quali argomenti attivano maggiormente la comunità e in che modo. La tabella di seguito sintetizza i risultati complessivi.

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Per ogni macrotema affrontato durante le interviste abbiamo elaborato un grafico radar che mostra, in forma visiva, le emozioni più associate e la loro intensità. Questi grafici aiutano a leggere rapidamente quali stati emotivi si attivano in relazione ai diversi argomenti, offrendo un quadro immediato della sensibilità e delle tensioni emerse.

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Questa analisi non ha l’obiettivo di semplificare la complessità del vissuto, ma di rendere visibile la densità emotiva che accompagna ogni tema progettuale, offrendo così una base più profonda per ogni futuro processo decisionale e di co-progettazione.

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L’immaginazione come punto di partenza progettuale

Prima ancora di progettare spazi, attività o servizi, è fondamentale attivare l’immaginazione delle persone. In un’isola piccola come Capraia, dove gli spazi di incontro sono pochi e la socialità si basa su abitudini consolidate, aiutare gli abitanti a immaginare nuove possibilità è già un primo passo verso il cambiamento. In questo senso, l’immaginazione non è un gesto astratto, ma uno strumento concreto per far emergere desideri, bisogni sommersi e visioni ancora inesplorate.

Abbiamo provato a metterlo in pratica, al di là della teoria. Costruendo contesti relazionali semplici e accessibili, in cui le persone si sono sentite libere di raccontare: cosa manca, cosa si evita, cosa si sogna. E’ servito molto tempo, ascolto, domande giuste e un approccio informale in grado di facilitare il racconto. Storie personali lontane o vicine, oggetti quotidiani, cose che mancano e cose che invece si possiedono e hanno un valore inestimabile, fotografie del passato. Questi sono stati alcuni punti di partenza per poi arrivare ad immaginare qualcosa che manca.

Chi lavora nel design dei processi sa che l’immaginazione si può allenare. Ogni laboratorio, ogni camminata, ogni conversazione può diventare un’occasione per far emergere nuovi scenari. E non è detto che queste visioni si traducano subito in progetti concreti.

A volte, il primo passo è semplicemente riconoscere che un futuro diverso è possibile. In un luogo piccolo, questo basta per mettere in moto qualcosa di grande.

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Prossimi passi

Lo step finale vedrà una restituzione pubblica con la comunità e lì capiremo se è fattibile e interessante per i residenti creare una una sessione di co-progettazione dei primi prototipi di azione e l’attivazione di alleanze strategiche sul territorio.

Il report pubblico completo su Capraia sarà pubblicato entro la fine del 2025, con mappe, dati e proposte.

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