Negli ultimi mesi abbiamo avuto l’opportunità di lavorare a un progetto che rappresenta al meglio ciò in cui crediamo: la multidisciplinarietà e la collaborazione tra mondi diversi per disegnare progetti pieni di senso. Il cambiamento climatico e la crisi idrica stanno trasformando il nostro rapporto con la natura, spingendoci a ripensare le modalità con cui produciamo e consumiamo risorse. Dryland 2035, ideato da Sovrappensiero Studio, nasce proprio da questa consapevolezza: è una ricerca sull’aridocoltura, analizzando l’insieme degli accorgimenti e delle tecniche di conservazione idrica per produrre piante in condizioni di scarsità d’acqua, Sovrappensiero ne ha creata una reinterpretazione in chiave urbana.
Quando abbiamo incontrato il team di Sovrappensiero, ci siamo riconosciuti nella stessa visione: rendere la sostenibilità un gesto quotidiano e un allenamento progettuale della mente. Da qui è nata l’idea di ripensare il sistema Dryland 2035 e portarlo nel nuovo Punto Luce Gallaratese di Save the Children, trasformando un progetto di ricerca in un laboratorio educativo e partecipato per ragazzi e ragazze del quartiere.
La costruzione dei moduli Dryland è diventata parte integrante di un percorso formativo condiviso con la comunità del quartiere; insieme alla Cooperativa Equa, che gestisce il Punto Luce e coordina le attività sul territorio, abbiamo organizzato quattro workshop all’interno di scuole medie del quartiere Gallaratese. Gli studenti coinvolti sono stati 80 con i quali abbiamo costruito 10 moduli di agricoltura indoor in 12 ore di workshop. Le piante alloggiate nei sistemi sono state più di 60.
Qui, studenti e insegnanti hanno potuto sperimentare in prima persona la progettazione e l’assemblaggio dei moduli, imparando i principi di un’agricoltura accessibile, facilmente riproducibile e a basso consumo idrico.
I moduli costruiti durante i laboratori sono stati poi trasferiti nel giardino del Punto Luce, dove oggi costituiscono un orto educativo permanente. Questo percorso ha rappresentato non solo un esempio di “social design”, ma anche il simbolo di un processo partecipativo che ha coinvolto scuole, famiglie e partner aziendali.
Ogni modulo è stato progettato per essere open source, facilmente montabile, resistente e a bassa manutenzione, condizioni necessarie per un contesto educativo e autogestito. La collaborazione tra Save The Children e IKEA riguardo le forniture di arredo è stata una scintilla che ha attivato la nostra fantasia; l’obiettivo comune fin da subito è stato quello di rielaborare il progetto DRYLAND 2035 al fine di poter utilizzare un articolo di arredamento che fosse leggero, modulare, resistente e con un montaggio semplificato. L’utilizzo del mobile BROR con il suo facile reperimento e la semplicità di costruzione ci ha permesso di presentare un sistema di coltivazione che ogni ragazzo e ragazza avrebbe potuto ricostruire facilmente a casa in linea con i principi dell’autoprogettazione.
Le soluzioni tecniche adottate, come l’irrigazione per capillarità, la raccolta dell’acqua piovana, la pacciamatura con cippato e l’ombreggiatura naturale sono il risultato di un accurato lavoro di ricerca sulle tecniche di aridocoltura adattate al contesto urbano.
Ma il vero valore di Dryland 2035 è nella sua dimensione formativa e comunitaria: bambini e ragazzi imparano a coltivare osservando da vicino i principi della sostenibilità e dell’equilibrio ambientale, trasformando l’educazione in un’esperienza condivisa.
Per noi Dryland 2035 rappresenta un modello virtuoso di co-design e condivisione di conoscenza: un percorso in cui il design incontra l’educazione e la sostenibilità diventa strumento di empowerment collettivo. Lavorare accanto a partner come Save the Children, Sovrappensiero Design Studio, IKEA e la Cooperativa Equa significa mettere in rete competenze e visioni diverse per costruire impatto reale nei territori.
Siamo convinti che esperienze come questa dimostrino quanto la multidisciplinarietà e collaborazione tra enti di natura diversa possano generare valore altissimo, ispirando i ragazzi e le ragazze e creando nuovi modi di fare educazione partecipativa. Questo lavoro ha messo in relazione scuola, terzo settore e impresa dentro una stessa cornice: imparare facendo. La tecnologia low tech è rimasta al servizio della funzione, l’estetica in equilibrio con l’accessibilità.
Ora la traiettoria è chiara perché insieme a Sovrappensiero andremo a monitorare il progetto per poi consolidare ciò che funziona e creare un kit di montaggio con istruzioni accessibile a tutte le scuole!
Dryland 2035 è solo l’inizio di un percorso che vogliamo continuare a coltivare, un metodo aperto che continui, attraverso i nostri servizi di progettazione e formazione per l’impatto sociale, a creare connessioni tra design e comunità, per costruire insieme nuovi percorsi trasformativi.